Mentre il Governo con il nuovo DPCM ha confermato la ripresa delle attività didattiche delle scuole superiori con una percentuale minima del 50%, le Regioni procedono in ordine sparso usando criteri per la ripresa delle attività didattiche estremamente differenziati e adottando misure di prevenzione diverse, che disorientano alunni, personale e famiglie.
Il problema dei trasporti e le
inefficienze del sistema di tracciamento si riversano sulle scuole con
indicazioni operative che dettano disposizioni per ingressi differenziati
mettendo a dura prova le loro capacità organizzative. Tra l’altro le scuole son
già da mesi alle prese con prospettive di ripresa che vengono ogni volta
riviste rendendo vani i provvedimenti di chiusura già presi.
La scuola avverte sempre di più la
mancanza di indicazioni chiare e univoche, sia sul piano nazionale che su
quello locale. Non c’è tempo per discussioni sui limiti dell’autonomia
differenziata. Sarà ovviamente il caso, dopo la fine dell’emergenza, di
ripensare agli assetti attuali dello Stato e delle Autonomie.
Adesso occorre dare indicazioni che
possano essere valide e soprattutto vincolanti per tutto il territorio
nazionale in ragione delle specifiche situazioni epidemiologiche. A tal
riguardo occorre che i criteri di valutazione del rischio siano definiti a
livello nazionale su base scientifica e non con rilevazioni empiriche, per
diventare effettivamente vincolanti sul piano pratico. La scuola non può più
aspettare perché crede nella sua funzione e auspica che chi la guidi faccia
altrettanto.