Da quando è esplosa l'emergenza
coronavirus c’è stato un susseguirsi di decreti governativi, note, indicazioni e
chiarimenti ministeriali che hanno avuto come conseguenza la diffusione in ogni
scuola di circolari e ordini di servizio per l'organizzazione del lavoro del personale ausiliario, tecnico e
amministrativo, nonché direttive ai docenti per la didattica a distanza.
Ogni dirigente si è mosso come ha potuto,
interpretando nei modi ritenuti opportuni le disposizioni, non sempre chiare e
definite, emanate dalle Autorità.
Così per il personale amministrativo è
stato adottato, per quanto possibile, il lavoro agile, senza peraltro che tutti
avessero piena consapevolezza delle garanzie richieste dalla legge n. 81/2017
per la sicurezza ed il buon funzionamento degli strumenti tecnologici utilizzati.
Allo stesso tempo sono state disposte
turnazioni per garantire i servizi minimi indispensabili e indifferibili da
svolgere esclusivamente in presenza, ma senza avere il tempo per poterli
identificare in un periodo in cui si ordina a tutti di restare a casa.
Il lavoro in presenza comprende anche
rapporti con il pubblico, ma non sempre sono stati forniti i necessari
dispositivi di protezione, né agli amministrativi, né ai tecnici, né ai
collaboratori che con senso di
responsabilità hanno continuato a svolgere i compiti assegnati.
La riorganizzazione del lavoro è avvenuta
in modo incalzante, con la costrizione di una severa tempistica e senza la
possibilità di quell'arricchimento e condivisione che sarebbero potuti
scaturire da un confronto sindacale, almeno con le RSU presenti in ogni
istituto, contrattualmente previsto in tutti i casi in cui si va a toccare una
materia come questa e praticato in tempi normali.
La nota ministeriale 392 del 18 marzo
contiene finalmente una frase chiave, forse non compresa da tutti fino in
fondo: “si tratta in sostanza di mantenere attive e aperte le funzioni dell'istituzione scolastica, a prescindere
dalla chiusura o apertura fisica di un edificio”.
Anche
ai dirigenti viene richiesto di
“garantire il funzionamento, sia pure in modalità il più possibile virtuale,
dell'istituzione scolastica”. Quindi
è legittimata la chiusura delle scuole e non solo prescritta la sospensione
delle attività didattiche.
Di conseguenza hanno fatto bene quei
dirigenti che hanno disposto la chiusura degli edifici fino al 3 aprile (per
ora), garantendo l'apertura delle “funzioni” istituzionali.
Gli
insegnanti sono impegnati nella didattica a distanza: una modalità di
insegnamento inusuale, per la quale è stato richiesto un adattamento veloce sia
da parte dei docenti che degli studenti e delle loro famiglie. L'emergenza ne
ha imposto l'adozione senza che sia stata possibile una preliminare formazione
professionale e senza la disponibilità dei mezzi e strumenti necessari.
E' lodevole lo sforzo che stanno
compiendo gli insegnanti per adattarsi alla novità che richiede tempi ed
energie oltre ogni previsione, con apprezzamento da parte di studenti e
famiglie.
La nota ministeriale n. 388 del 17 marzo
ribadisce il valore della libertà di insegnamento, che in questo frangente deve
essere più che mai incoraggiata e valorizzata, e l’importanza del ruolo dei
consigli di classe.
Nella nota è affermato inoltre il compito
di monitoraggio, verifica e coordinamento delle risorse materiali e umane,
nonché di promozione dell'interazione tra docenti da parte dei dirigenti: un compito delicato dunque,
quello dei dirigenti scolastici, che ha lo scopo di supportare, sostenere e
accompagnare il meritorio e non facile impegno degli insegnanti nello
svolgimento di una didattica inedita che richiede inventiva, creatività e
flessibilità non omologabili, oltre le rassicuranti regole e consuetudini del
tempo normale, in un periodo estremamente critico, capace di sbaragliare molte
certezze, che si sta protraendo oltre le iniziali previsioni.
Questa nota Ministeriale non è esente da criticità che
si sarebbero potute prevenire con un preliminare confronto sindacale
Il
Segretario provinciale