Riportiamo, di
seguito, l’intervista del Segretario Generale, Elvira Serafini:
Coronavirus,
il Governo dimentica il personale Ata. Serafini (Snals): «Dipendenti della
scuola a rischio»
Aule vuote, lezioni sospese, alunni e docenti a fare
didattica a distanza. La campanella però nelle scuole italiane suona ancora, ma
solo per il personale Ata (amministrativo, tecnico ed ausiliario). Parliamo
degli assistenti amministrativi e tecnici e dei collaboratori scolastici che,
mentre il Governo decide la sospensione delle attività didattiche per
l’emergenza Coronavirus, continuano a lavorare. E spesso lo fanno prendendo
treni ed autobus ed affrontando trasferte anche lunghe, quindi con un serio
rischio di essere contagiati dal Covid-19.
Una contraddizione, lamentano gli stessi
lavoratori sostenuti dai rispettivi sindacati, acuita dal decreto ‘Cura Italia’
varato ieri dal Governo che non prevede alcuna misura specifica per questa
categoria. Ci si aspettava la chiusura della scuola che non è arrivata. Non
nasconde il disappunto per il decreto ‘Cura Italia’ e quel vuoto che riguarda
proprio il personale scolastico la segretaria generale della Snals Scuola
Elvira Serafini: «Dopo molti incontri e sollecitazioni al Governo – dice –
attendevamo con ansia queste misure. E invece, nulla cambia: le scuole non sono
state chiuse e il personale, esponendosi a gravi rischi, continua a lavorare».
Segretario Serafini, qual è ad oggi la situazione del
personale Ata che appare quale l’ultimo ‘avamposto’ della scuola?
«C’è una condizione di grandissima criticità,
attualmente. E il Governo, con il suo decreto che non ha chiuso le scuole, l’ha
acuita. Noi avevamo chiesto a gran voce la chiusura, pur essendo consapevoli
dell’esistenza di un contratto che per il personale Ata non prevede una
chiusura totale. Ma vista l’estrema criticità che si sta vivendo l’abbiamo
sollecitata soprattutto per i collaboratori scolastici».
Definite quest’ultima una categoria ‘a rischio’
«Certo, perché spesso si tratta di pendolari che si
spostano per chilometri per raggiungere il luogo di lavoro e lo fanno prendendo
mezzi pubblici e dunque esponendosi ad un concreto rischio di contagio. Si parla
tanto di tutela della salute e non si pensa alla grande responsabilità che ci
si assume facendo andare a scuola queste persone. Speravamo si concordassero
strategie per bypassare contratti e leggi e invece…».
E invece tutti a scuola. I dirigenti scolastici non
possono porre rimedio a questa situazione?
«Guardi, questa è un’emergenza non prevista e una
situazione assolutamente peculiare e non inquadrabile. Il rimedio si deve porre
eccome; il Ministero ha optato per le turnazioni, cercando di facilitarle
attraverso il personale che non viaggia. Ma questo non si realizza sempre,
perché i dirigenti scolastici non vogliono assumersi la responsabilità di
lasciare i lavoratori a casa e quindi ecco che le turnazioni riguardano anche i
pendolari. E così tutto resta immutato: si continua a parlare di picchi e di
contagi eppure, di fronte a casi così evidenti di rischio, non si prendono
provvedimenti».
La categoria vive un momento di forte preoccupazione…
«Certo. Questa è una vicenda anomala, in cui il decreto
avrebbe potuto aiutare a superare una enorme difficoltà. Questo non è accaduto
e ci assume così la responsabilità di far viaggiare questi lavoratori. E se
qualcuno si ammala?».