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giovedì 11 novembre 2021

ABOLIZIONE PROVA SCRITTA DI ITALIANO AGLI ESAMI DI STATO. LO SNALS-CONFSAL: RIFLETTERE SUL SUO VALORE EDUCATIVO

Nelle ultime settimane è emersa, all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo della scuola, l’ipotesi di abolizione della prova scritta agli esami dì Stato.

Lo Snals-Confsal avverte la necessità di esprimere alcune considerazioni.

Le prove d’esame sono sempre state viste come uno scoglio fin troppo impegnativo dagli alunni, che preferirebbero certamente un percorso con meno ostacoli. Ma i giovani hanno una visione condizionata dalla necessità di snellire i percorsi e proiettarsi verso il futuro. Spetta ai docenti mostrare loro la necessità di formarsi e soprattutto di "fermarsi". La scrittura definisce il pensiero, lo rende concreto, dà forma alle idee, offre l’opportunità di riflettere su quanto si è letto, ascoltato o pensato e nell’istante in cui ci si ferma e si ragiona su come rendere concrete quelle impressioni, quelle idee, quei progetti, quelle riflessioni, attraverso parole che diventano frasi e poi periodi, si chiariscono i concetti e tutto prende forma. Spesso i giovani affermano di avere un’idea su qualcosa, ma di non saperla esprimere; ebbene eliminare la scrittura nelle prove di esame amplificherebbe questi problemi, perché non si insegnerebbe più a ragionare su come esprimere concetti o opinioni. In una società che corre, in cui i social sono sempre più padroni del tempo e hanno finito col modificare anche le regole della scrittura, si pensi a whatsapp, dove tutto è abbreviato e non esiste costruzione della frase, o a instagram, dove gli hashtag sono più importanti delle parole, pare non ci sia più modo di riflettere su cosa dire e su come dirlo. Non esistono più le lettere, ci sono le mail, non esistono più le cartoline, ci sono i messaggi, salviamo almeno la scrittura nelle scuole.

Eliminare la prova scritta all’esame di Stato sarebbe un errore imperdonabile, significherebbe convincere i ragazzi che non sono più in grado di affrontare questa prova, che la pandemia ha portato via loro le capacità, le competenze, le opportunità.

No, non si può procedere per sottrazione, bisogna valorizzare i percorsi e lavorare sulla formazione dei giovani senza assecondarne paure e debolezze, perché la scuola serve anche e soprattutto a dare gli strumenti ai giovani per affrontare le difficoltà, non per aggirare gli ostacoli.